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La sindrome di Tako Tsubo
Conosciuta anche come sindrome del cuore spezzato, a causarla sono spesso le forti emozioni o lo stress

I sintomi sembrano quelli dell’infarto: affaticamento, dolore al torace, fatica a respirare. L’elettrocardiogramma e gli enzimi cardiaci rilevabili dagli esami del sangue risultano alterati, ma non le coronarie. È la sindrome del crepacuore, o del cuore spezzato, che è stata descritta in Giappone nel 1990 e che colpisce prevalentemente le donne. Viene chiamata così perché a causarla può essere un forte stress emotivo e non è molto diffusa.
La sindrome colpisce solo una parte del cuore, di cui interrompe temporaneamente la capacità di pompare sangue, mentre il resto del cuore continua a funzionare normalmente.
Alcune complicazioni della sindrome possono essere:
eccesso di liquido nei polmoni
bassa pressione del sangue
battito cardiaco irregolare
arresto cardiaco
Se si interviene con tempestività la condizione guarisce entro poche settimane senza particolari conseguenze, e solo molto raramente provoca la morte.
La causa della sindrome di Tako Tsubo non è ben conosciuta, si pensa che una massiva liberazione di ormoni dello stress, come l’adrenalina, possa provocare danni al cuore di persone predisposte, in che modo preciso non è dato sapere. Ciò che è certo, invece, è che la sindrome è sempre preceduta da eventi emozionali, o fisici, molto intensi.
Alcuni eventi scatenanti possono essere:
la morte di una persona cara;
difficoltà economiche o perdita del lavoro;
diagnosi infauste per sé o per i propri cari;
violenza domestica;
stress fisici come fratture o interventi chirurgici importanti.
Anche alcuni farmaci, benché raramente, possono causare la liberazione di ormoni dello stress favorendo l’instaurarsi di questa sindrome.
Il principale fattore di rischio è il sesso, in quanto la sindrome colpisce in maniera nettamente predominante le donne, altri fattori sono l’età superiore ai 50 anni, disturbi neurologici o psichiatrici.
Una volta stabilita la diagnosi, si inizia una terapia di supporto a base di betabloccanti, ACE-inibitori, sartani e diuretici. La prognosi è di solito buona e il tessuto del cuore recupera la sua funzionalità.