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Disinfettanti: quali usare?
Piccole ferite ed escoriazioni sono all'ordine del giorno

Molto spesso le lesioni cutanee vengono trattate con l’automedicazione, recandosi in farmacia per un consiglio e per l’acquisto dell’occorrente per disinfettare e medicare. I piccoli incidenti, molto frequenti in età pediatrica, sono però appannaggio anche degli adulti e soprattutto degli anziani.
Se la ferita, o l’ustione, si presenta piuttosto estesa, se sanguina incessantemente o è stata provocata da morsi umani o animali (in particolare selvatici), sarà opportuno un consulto medico.
I principali tipi di disinfettanti sono:
alcol etilico: disinfettante molto comune, anche se, a causa della pandemia, oggi di difficile reperibilità. In commercio si trova in concentrazioni variabili tra il 60 e il 75%. Si usa sia per la disinfezione di superfici e strumenti (ad eccezione di quelli da sala operatoria), sia per disinfettare la pelle integra, senza ferite o escoriazioni, ad esempio prima di effettuare una iniezione;
acqua ossigenata: viene comunemente impiegata al 3% in soluzione, corrispondente a 10 volumi di ossigeno. Agisce contro batteri, virus, micobatterio della tubercolosi e anche contro le spore, ma solo a concentrazione elevata. Si usa come disinfettante di ferite e di ulcere croniche infette; decolora peli e tessuti. A concentrazioni più elevate rispetto al 3% diventa caustica e irritante. L’acqua ossigenata si decompone facilmente con il calore e con la luce;
cloramina T: è un ipoclorito organico solubile in acqua, di solito ben tollerato, con una forte azione detergente. Libera lentamente ioni cloro e ha quindi un’azione antimicrobica prolungata nel tempo. La soluzione acquosa trova impiego nella disinfezione di cute e mucose, per impacchi e irrigazioni, nella potabilizzazione dell’acqua;
sodio ipoclorito: presenta attività battericida simile a quella della cloramina T. Si utilizza per depurare l’acqua, in particolare delle piscine, per la pulizia e la disinfezione della casa, ma anche a livello industriale;
iodopovidone o polivinilpirrolidone-iodio: esercita attività antisettica su batteri, funghi, protozoi, lieviti e alcuni virus con il vantaggio, rispetto allo iodio elementare, di essere solubile in acqua e alcol, di non irritare, di non sensibilizzare, di non danneggiare cute e mucose;
clorexidina: la soluzione acquosa di clorexidina, associata a un tensioattivo, è indicata per l’antisepsi della cute;
composti d’ammonio quaternario: sono molto utilizzati per la disinfezione di superfici ed ambienti. Riescono a eliminare batteri, la maggior parte dei virus, ma generalmente non le spore.
La prima operazione da fare, prima di agire su una ferita, è lavarsi bene le mani e detergere la ferita, anche semplicemente con acqua corrente, per pulirla da eventuali residui (ad esempio di terra) o corpi estranei come fibre di tessuto, schegge di legno, polvere. Per disinfettarla devono essere utilizzati prodotti antisettici per pelle lesionata, tra quelli sopra elencati e, una volta disinfettata, a seconda della sua grandezza e della posizione, si può decidere di coprire la ferita, almeno nelle prime fasi della guarigione, con della garza sterile o con un cerotto in modo da ridurre il rischio di contaminazione microbica.