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Report, in Italia i farmaci sono molto costosi
L'Italia si colloca al quarto posto al mondo in questa classifica, ma il primato spetta agli Stati Uniti

La classifica del Medicine Price Index 2019 mappa le differenze nei costi dei farmaci nel mondo. Negli Stati Uniti i medicinali costano oltre il 306% in più rispetto al prezzo medio di 50 Paesi del mondo, seguiti da Germania (+125%), Emirati Arabi Uniti (+122) e Italia, dove il costo è poco più del 90% più alto.
Dopo di noi, in classifica, Danimarca, Qatar, Spagna, Olanda, Israele e Islanda.
La classifica è realizzata da Medbelle, fornitore di servizi sanitari digitali britannico, che ha paragonato il prezzo di farmaci riferiti a patologie, tra le quali l’ipercolesterolemia, gli antinfiammatori, gli antiasmatici, gli immunosoppressori e gli antibiotici.
Poiché esistono in commercio i farmaci originali e gli equivalenti, Medbelle ha incluso i prezzi di entrambe le versioni e ha uniformato il dosaggio per poter confrontare il prezzo.
Una volta in possesso di tutte queste informazioni, per ogni farmaco è stato calcolato il prezzo medio in tutto il globo, arrivando così a sapere dove i farmaci sono più cari, ma anche dove lo sono meno, per esempio la Thailandia ha i prezzi più bassi, seguita da Kenya, Malesia, Indonesia.
Medicine meno care anche in India, Sudafrica, Russia, Turchia, Egitto e Corea del Sud.
Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, non è però d’accordo: «Conta l'autorevolezza della fonte e la completezza dei dati. E l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che può accedere a dati più completi rispetto a quelli accessibili a Medbelle, dice che la spesa pubblica totale, farmacia più ospedale, procapite in Italia è stabilmente inferiore del 25-30% alla media dei grandi Paesi europei».
Una discrepanza rispetto ai risultati della classifica di Medbelle «dovuta anche al fatto che l'indice usato nell'analisi è il prezzo di listino, che da noi però - dice Scaccabarozzi all'Adnkronos Salute - è ben diverso dal prezzo reale».
Quest'ultimo in Italia risente, infatti, «degli sconti praticati in base agli accordi con l'Agenzia italiana del farmaco, della presenza nelle liste di trasparenza, delle gare e dei payback applicati ai prodotti».
Tutti elementi che incidono sul prezzo reale dei medicinali e di cui, sottolinea il presidente di Farmindustria, il report non tiene conto. «Gli indicatori usati non sono completi, inoltre si esaminano solo pochi principi attivi e non tutte le confezioni: utilizzando quelle meno costose potrei ottenere il risultato opposto».