Dieta Dieta e geni
Golosi si nasce non si diventa
Secondo i risultati di uno studio presentato all'Obesity Society di Los Angeles, il desiderio incontrollato di cibi grassi e ipercalorici sarebbe legato a due specifiche mutazioni genetiche

Golosi si nasce non si diventa. Sembra proprio così: una questione di DNA, non di abitudine o di gusto. La notizia interessa un numero importante di persone che devono stare attente alle conseguenze della golosità. Il consumo eccessivo e costante di dolci, ricchi di zuccheri e grassi compromette non solo la linea ma anche e soprattutto la salute. Ad un aumento del girovita corrisponde infatti un più elevato rischio di sviluppare malattie croniche quali diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari, obesità.
L’attrazione esercitata da torte e pasticcini diventa dunque molto pericolosa. Ad accenderla non sarebbero solo fattori endogeni (rabbia, tristezza, noia eccetera), secondo alcuni ricercatiori infatti la causa principale andrebbe piuttosto ricercata nei geni. A dimostrare questa tesi ci sono i risultati dell’ultimo lavoro di un gruppo di ricercatori dell'Imperial College London, guidati da Tony Goldstone,esperto da molti anni impegnato in studi su obesità e dimagrimento, un lavoro presentato al Meeting annuale dell’Obesity Society tenutosi a Los Angeles.
La propensione verso alimenti ipercalorici, sarebbe determinata – secondo i ricercatori – dalle mutazioni genetiche a carico dei geni Fto (già accusati di predisporre all'obesità) e DRD2, il gene regolatore della dopamina (il neurotrasmettitore del piacere).
Il test, che ha coinvolto un gruppo eterogeneo di persone sia magre che obese, ha sottoposto tutti i partecipanti alla proiezione di una serie di immagini di cibi più o meno calorici. Durante la prova i volontari erano invitati a commentare e ad esprimere le proprie preferenze. Durante il test i ricercatori, oltre a registrare le risposte, monitoravano attraverso una risonanza magnetica l’attività del cervello. Dallo studio è emerso che chi presentava le mutazioni genetiche a carico di Fto e DRD2, era maggiormente attratto dai cibi ricchi di zuccheri e grassi.
Secondo gli esperti questa scoperta risulterebbe interessante al fine di sviluppare approcci personalizzati per il dimagrimento, soprattutto per quei casi in cui il peso in eccesso compromette la qualità della vita.